Una gabbia di ferro rinchiude tre vecchi tronchi, uno è uno spezzone di pino d'Aleppo, il secondo spezzone è di abete bianco mentre il terzo è di cedro del Libano, la gabbia li protegge.
Anticamente venivano considerati manifestazione della presenza divina, oggetti di venerazione, immagini di comunicazione tra mondo celeste, terreno e inferi ed il tronco ne è la parte più vicina all'uomo.
Tre tronchi di conifera che mi accompagnano da decenni raccontandomi le loro storie, l'ultimo viaggio lo abbiamo fatto sull'isola di Sant'Antioco, terra antica, vegliando una notte intera mentre loro dialogavano con gli scogli, il mare ed il vento.
Li ho sentiti discutere su come poter aiutare questo nostro pianeta, ipotizzavano una nuova ripartenza, una nuova Pangea.
Quella notte buia e senza luna con me vegliavano degli amici musicisti, Marzia Pina (fotografia), Ilaria Pinna (flauto traverso), Mario Frezzato (corno inglese) e Mattia Uccheddu (tuba), il vento portava il suono fra le onde.